Pace a voi

La liturgia della II domenica dopo Pasqua, che chiude l'ottava della solennità della resurrezione di Gesù, ci presenta Gesù che dona la pace ai discepoli che lo avevano abbandonato per paura di morire.

Alla sera della domenica, il primo giorno della settimana, i discepoli hanno paura dei Giudei che hanno messo a morte Gesù e temono anche loro di subire la stessa sorte. Inoltre pensano al tradimento di Giuda, uno che li lasciati, al rinnegamento di Pietro, presente, e al fatto che in ogni caso tutti si sono defilati di fronte al processo e alla morte di Gesù.

 

I discepoli sono in questa condizione esistenziale. Non credono alle parole di Gesù che aveva annunciato la sua morte, ma anche la sua resurrezione. Anche il posto, chiuso, in cui si trovano, dice della loro chiusura mentale.

 

Gesù si fa presente in mezzo a loro e dice: "Pace a voi". Non li rimprovera, non li giudica, non li conforta, ma dice "Pace a voi". La pace è abbondanza di vita. Gesù offre abbondanza di vita a chi di vita se ne aspetta poca. E questa abbondanza di vita si concretizza nel mandato di annunciare l’evangelo di Dio: "Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi".

 

Lo Spirito che ha accompagnato tutta la vita di Gesù, dalla nascita al battesimo al Giordano, fino alla morte in croce, ora Gesù lo soffia sui discepoli, dando loro il potere di rimettere i peccati, potere che è proprio di Dio. Da questo momento in poi, questi uomini paurosi e peccatori, potranno annunciare la pace di Dio agli uomini, perdonando il peccato e facendoli rinascere così a una vita nuova.

 

Tommaso era assente quando Gesù si rende presente in mezzo ai suoi. Giovanni non ci dice il motivo di questa assenza, che diventa per Tommaso fonte di invidia che sfocia nell’incredulità verso le parole degli altri discepoli. Il toccare il corpo di Gesù diventa segno necessario per la fede. Gesù non si sottrae a questa richiesta, invitando Tommaso a fare quello che ritiene più opportuno per la sua fede, ma contemporaneamente lo invita a lasciar cadere la sua incredulità, che nasce più dall’essersi sentito escluso che da una vera e propria mancanza di fede, e a credere con fiducia nella parola dei suoi compagni. Tommaso, abbandonando la sua posizione un po’ infantile, professa la sua fede: "Mio Signore e mio Dio", in una forma molto alta, riconoscendo in Gesù il Dio che si è manifestato agli uomini.

 

A Tommaso è bastato dunque vedere Gesù per credere in lui. A noi invece Gesù annuncia la beatitudine di coloro che crederanno sulla parola dei discepoli che annunciano al mondo la pace di Dio.

 

I due ultimi versetti sono una prima chiusura del vangelo di Giovanni, che ci invita a ritenere sufficiente per la nostra fede in Gesù quale Cristo e Figlio di Dio le parole evangeliche lette fin qui.

 

Ritenerle sufficienti significa non andare in cerca di altre parole o esperienze che possano aiutarci a credere di più o meglio di quanto l’evangelo ci aiuti a fare. C’è un'economia evangelica, che è necessaria e sufficiente, per credere in Gesù e accedere alla vita in Cristo. Altro non serve se non avere fiducia che chi scrive è degno di fede, perché ha conosciuto per primo l’amore di Gesù, trovando in lui la vita vera.

 

 

 

27 aprile 2014 - II Domenica di Pasqua - Anno A

 

Giovanni 20,19-31

 

19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20 Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

 

21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22 Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23 A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

 

24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25 Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

 

26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». 27 Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». 28 Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29 Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

 

30Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31 Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

 

Scritto da Marco Bonarini